La storia vera di Rossella Bianchi: la lotta di un transessuale per conquistare il diritto di vivere la propria identità, attraverso esperienze drammatiche e laceranti: la prostituzione, le droghe, il carcere, ma anche la passione, gli amori, le amicizie. «Molti dicono che vendere il proprio corpo sia la cosa più umiliante, ma quando hai conosciuto il dramma di non essere accettata dalla tua famiglia, dalla società, la frustrazione di vederti rifiutato un lavoro al quale avresti diritto, la persecuzione e la fame, la prostituzione è una via di uscita. Se non obbligatoria, almeno la più indolore. Quando non hai più fame e puoi comprarti quello che ti piace ti accorgi che non te ne frega niente di chi non ti dà un lavoro, di chi non ti accetta, di chi ti deride, perché il lavoro te lo sei inventato e un po’ di dignità la recuperi senz’altro».
Mario Bianchi, oggi Rossella nasce in un paesino della provincia di Lucca da una famiglia di contadini semi analfabeti. E’ il terzo ed ultimo figlio destinato a fare anch’egli l’agricoltore. In realtà il ragazzino resiste poco nel paese natale, si diploma in Ragioneria e si trasferisce in città. L’anonimato della folla gli dà il coraggio di affrontare la sua “diversità”; é il 31 dicembre del 1964 quando per la prima volta si traveste da donna e mette il trucco. Genova sarà la sua “svolta”, una volta arrivato nella città vecchia, Mario in arte Rossella va a vivere nel cosiddetto “Ghetto”, l’ex ghetto ebraico della Superba, abitato ed animato da una numerosissima comunità di transessuali che un tempo, come lei stessa definisci si chiamavano con il termine di “bulicci o travestiti”. All’epoca il quartiere era pieno di gente, bar, negozi ed alberghi, una vita molto diversa da quella di oggi e la Polizia compiva inesorabili retate. Tanti i ritratti delle amiche trans, alcune di loro come la “Morena” di Faber. Storie raccontate con passione e delicatezza di chi ha vissuto una vita ai “margini” , una “princesa” come amava definirla anche l’indimenticabile Don Andrea Gallo.